Il discorso criminale vissuto ogni giorno in provincia di Taranto e' altamente censurato, se si pensa che in questa porzione di Stato Italiano hanno avuto vita i vari intrecci della criminalita' del sud Italia che hanno macchiato con feroci delitti la vita della prima e della seconda Repubblica. Tale discorso vissuto in primis non e' intellegibile sui media tradizionali, quali carta stampata, TV ecc e forse ad essere maligni si potrebbe affermare che tale azione di censura sia voluta come fosse la sacra corona unita o la camorra una forza illuminante che da' propulsione all' economia di una zona che e' disastrata ecologicamente, economicamente, socialmente e che non esistano alternative ma quella di adattarsi al pensare distruttivo di tale organizzazioni criminali.
A pensare che l'evidenza negata possa ricondurci al discorso omertoso mafioso e quindi ci metta in condizioni di ricostruire una realta' negata poiche' troppo dolorosa per essere vissuta e per essere vera. Eppure e' inesistente tale dolore nelle menti piu' allenate a condannare la perversione umana: ogni indugio sulle responsabilita' del crimine grava sulla societa' come religiosa accettazione dell'impossibile, per cui si rende necessario prendere le distanze da tale visione mistica e medioevale del diritto.
La camorra a Carosino (TA) impiega i cosidetti "psicologi di quartiere" per rassicurare della normalita' la popolazione locale ed ammorbidire le menti al crimine come cosa dovuta e naturale.
In verita' tali psicologi sono dei balordi che non hanno nessun specifico titolo per professare psicologie o per esercitare alcuna professione che implica igiene mentale o disagio psichico.
Sono chiaramente individui che provengono da famiglie camorristiche o n'dranghetane o della scu con precedenti penali, oscurati dalle forze dell'ordine. Hanno collaborato nel tempo ad azioni criminali a danno della popolazione per arricchirsi in maniera indebita, ed in alcuni casi ne hanno fatto una fede di vita poiche' hanno ceduto all' istinto animale represso nelle pieghe delle loro menti. Ma tali individui sono pericolosi per la societa' poiche' e' dato loro accesso a violazione di privacy e di proprieta' privata per alimentare insicurezza e malafede e malignita' negli ambienti paesani.
Ma vediamo da vicino chi e' lo psicologo di quartiere.
Lo psicologo di quartiere e' colui che viene abilitato da poteri locali a mediare, intromettersi nelle questioni familiari, a far apparire o negoziare senza alcun titolo a fare cio', a falsificare o plagiare: un vero e proprio stato di cose nello Stato di diritto.
Sono tipiche le intrusioni devastanti dello psicologo della camorra negli affari familiari altrui o nelle faccende di business, poiche' per la camorra carosinese a determinare le relazioni di potere tra colui che agisce e l'azione diretta all'oggetto o soggetto e' solo ed escusivamente la "legge dello stato delle cose apparenti" o illusorie e non quello di diritto. In questo modo e' facile per lo psicologo alienare il sociale e la solidarieta', offuscando l'emarginazione, l'abuso, la mancanza di liberta' personali ed universali come quella dell'essere nati liberi ed eguali in dignita' e diritti.
Lo psicologo di quartiere della camorra generalmente accusa lo Stato di diritto della mancata cura nei confronti dei cittadini, tipica retorica mafiosa che ricorda le avventure mafiose sociali siciliane finite con un bel di niente di positivo. Lo psicologo infatti e' sempre pronto a dimostrare che lo Stato e' il vero nemico ed invece lui e' quello a cui devi dire "grazie" forte del fatto che lo Stato di diritto non potra' rispondere con un'azione incisiva contro il suo plagio. Il plagio o la riduzione in schiavitu' infatti non sussistono come condizione oggettiva dell' essere non avendo tale reato una rappresentanza di diritto a qualsiasi livello nel governo della giustizia dello Stato italiano. La camorra carosinese e' protetta da questo patto tra essere e divenire non definito dallo Stato di Diritto ma ricostruito nelle pieghe della vita sociale del crimine organizzato di un paese che di idilliaco ha ben poco.
Lo psicologo camorrista ha pochi ingredienti per le sue magiche rappresentazioni di vita sociale: utilizza la "maschera" come metafora delle sue prescrizioni mediche. Pochi ingredienti ma certo di un successo immediato per le sue magicita': la maschera dell' io piu' intimo in cui l'essere che e' stato plagiato e ridotto in schiavitu', non avendo piu' una rappresentanza di diritto esterna a se stesso, fugge la propria condizione. L' individuo plagiato ricreando l' io non puo' piu' fare tali accuse ed ammissioni nel sentirsi abusato ed usato e puo' solo tradire, abusare e quindi plagiare un' altro individuo illuso dall' inesistente giustizia. Si ripercorre cosi' la famosa dualita' tra il bene del potere materiale e simbolico contro la ricreazione di un "male" che da situazione di disagio mentale indotta volutamente nell' individuo si manifesta attraverso un isolamento economico o sociale esterno.
L' induzione al disagio mentale non puo' avvenire comunque in assenza di tempo, ossia non puo' presentarsi come stato a se stante nell'individuo razionale che vive e si adopera per difendere lo Stato di diritto, ma si manifesta sicuramente nel tempo, attraverso una continua violazione dei principi che riconducono alla dignita' e liberta' dell' umano essere. Cosicche' se e' difficile per l'individuo plagiato dover ricostruire esternamente l'immagine di se stesso e' comunque altrettanto piu' facile dimostrare come gli eventi nel tempo puntano alle "corresponsabilita' del camorrista" che in una organizzazione criminale ben piu' vasta ricrea il se stesso come individuo autorizzato all' induzione disconoscendo gli effetti devastanti delle proprie azioni.
Le corresponsabilita' dei cosiddetti psicologi della camorra devono essere ricercate non verso il reato di plagio ma verso altri reati che "inducono" il plagio, ossia violazione della privacy, stalking, violazione di domicilio, abuso d'ufficio, atti illeciti con la cosa pubblica, manomissione di atti pubblici che portano ad una ricchezza indebita e non documentabile del camorrista e di coloro appartenenti alla sua stessa cosca.